martedì 2 febbraio 2010

Inauguro il mio blog con questo articolo sulle dipendenze...

Scoperta a Napoli una nuova terapia per la dipendenza da cocaina e crack

La dipendenza da cocaina si avvia a rappresentare una delle emergenze sanitarie presenti non solo nel nostro paese, ma a livello dell’intera società occidentale.

Da oltre un ventennio la diffusione della cocaina negli Stati Uniti d’America ha assunto la portata di una vera e propria epidemia. I dati provenienti dal “National Household Survey” indicano che negli USA la cocaina è usata da 2,3 milioni di persone, 5 volte di più di coloro che assumono eroina (Substance Abuse and Mental Health Administration, 2004).

Dal 1990 il consumo di cocaina in Europa sta assumendo lo stesso andamento statunitense e i disturbi correlati all’uso di cocaina stanno divenendo sempre più dilaganti (EMCDDA, 2004). L’incremento dell’uso di cocaina nelle donne è raddoppiato negli anni dal 2001 al 2005; anche per i maschi abbiamo assistito ad un aumento dei consumatori di cocaina passando da una prevalenza del 2,6% nel 2001 al 4,3% nel 2005. I dati diffusi nel 2005 dal Dipartimento Nazionale Antidroga indicano anche la progressiva riduzione dell’età d’inizio del primo consumo (tra 11 e 17 anni).

In Europa il suo consumo “é in costante crescita”. Ne fanno ricorso, oramai, oltre 4 milioni di persone. Essa è di gran lunga “la sostanza stimolante più diffusa nella maggior parte dei paesi della “Vecchia Europa”.

Gli studi effettuati in campo farmacologico sono stati, finora, poco produttivi, probabilmente per la scarsa conoscenza dei correlati neurobiologici della dipendenza cocainica, sia relativa alle condizioni pre-patologiche che allo stato cronico di dipendenza.

La cocaina, una volta assunta dal soggetto, svolge la propria azione è a livello recettoriale bloccando il meccanismo di “ricaptazione” della dopamina inibendo il carrier che si trova sulla membrana sinaptica che ha la funzione di “richiamare” all’interno il neurotrasmettitore. La conseguenza è che il neurotrasmettitore permane per molto più tempo nello spazio intersinaptico, determinando, così, una massiccia stimolazione dei recettori, e ciò crea le sensazioni di gratificazione rendendo il consumatore “iperattivo”. L’attività farmacologica della droga è legata prevalentemente all’azione sui recettori dopaminergici post-sinaptici ed è correlata all’aumentata quantità di dopamina presente nel sistema limbico (a livello del nucleo accumbens).

Complessi meccanismi di neuroplasticità e neuroadattamento, che coinvolgono anche i recettori per gli oppioidi, stabilizzano la formazione di circuiti neuronali iperfunzionanti, determinando, così, le dinamiche neurobiologiche che sostengono la dipendenza.

Negli ultimi anni l’attenzione dei ricercatori si è rivolta a varie classi di farmaci, dai dopaminoagonisti agli anticonvulsivanti, fino ad arrivare ai farmaci antipsicotici, tuttavia tali sforzi, sino ad oggi, non avevano ancora prodotto risultati univoci né definitivi.

Nel mese di Novembre dello scorso anno sono stati presentati, al convegno regionale della Federazione dei Servizi per le Dipendenze, i primi risultati di uno studio effettuato a Napoli dal Dott. Vincenzo Barretta e dai suoi collaboratori. E’ stata individuata una strategia di intervento farmacologico in grado di agire sulla dipendenza da cocaina, riducendo il craving per la sostanza.

I risultati sono stati molto interessanti, poiché una elevata percentuale di soggetti grazie alla nuova terapia, è riuscita ad allontanarsi dalla droga.

Grazie all’associazione di varie molecole operanti in sinergia, viene consentito l’utilizzo di bassi dosaggi dei farmaci, con un profilo di effetti collaterali assolutamente trascurabile. Considerando che fino ad oggi non erano state individuate terapie specifiche per la disassuefazione dalla cocaina, tale successo risulta particolarmente importante.

Vincenzo Barretta, Psichiatra e Psicoterapeuta, ha inoltre inserito il trattamento farmacologico all’interno di un programma multidimensionale elaborato ad hoc, che prevede interventi psicologici, counseling ed altre terapie in modo da migliorare e prolungare i benefici del trattamento.

3 commenti:

  1. Oggi, giorno della tradizionale candelora, non avrei voluto iniziare a scrivere nel mio blog parlando di terapia in termini medici... Purtroppo però si impone una seria riflessione sulla dipendenza da sostanze e specialmente sulla ormai incontrollata diffusione dell'uso di cocaina che è diventata ormai una vera pestilenza odierna globale...
    La scoperta di questa terapia è molto importante, ma l'attenzione bisognerebbe concentrarla anche sui vissuti delle persone che ricorrono a queste sostanze. Come mai decidono di farsi "aiutare" da una sostanza, come surrogato di un aiuto che non vogliono chiedere? Credo che oggi la relazione vissuta autenticamente incuta timore, faccia paura (sono più le relazioni che si interrompono che quelle che diventano autentiche e perdurano), così come non si conosce realmente il suo potere terapeutico!

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  2. Ciao Emanuele,
    in bocca al lupo per questa di nuova esperienza di comunicazione!
    A me il blog ha dato tante soddisfazioni (ora un po' di meno perché lo sto un po' trascurando) ed è un ottimo modo per divulgare le idee che contraddistinguono il nostro lavoro.
    PS: poi ti verrò a trovare in carcere e ti porterò le arance, dopo che gli amici psic ti avranno denunciato per aver osato riportare nella stessa frase la parole "counseling" associata a "terapia"

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  3. Ciao Francesco,
    grazie per l'augurio...spero che questo nuovo viaggio sia portatore di soddisfazioni, incontri e condivisione di esperienze...
    Per quanto riguarda le arance, le accetterò volentieri, ma spero nel frattempo di aver ottenuto l'indulto, anche se l'articolo che riporto non è mio, altrimenti mi sarei permesso di modificarlo, per evitare il "difficile connubio" fra counseling e terapia...

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