lunedì 12 aprile 2010

Agorà: fantasia o verità?

Alejandro Amenabar, il regista di cinque film—”Mare dentro”, The others”, “Apri gli occhi” e “Tesis”- con sfondo anticattolico, ha vinto ben 15 premi Goya e un Oscar per il miglior film straniero. Questo regista, con il suo ultimo film Agorà, vuole far credere, a tutti noi, che la chiesa “ si dimostra la peggiore banda che mai abbia avuto l’umanità. Oggi la chiesa, se avesse il potere di un tempo, farebbe gli stessi massacri che fece allora e non certo per motivi religiosi ma solo per le ricchezze che potrebbe depredare ancora. Sono stati criminali allora ma lo sono anche oggi.” Questo dice il commento di un ragazzo dell’ articolo di Flavia Amabile , giornalista della Stampa. Lei nel suo blog ci ribadisce che è nelle sale di quasi tutto il mondo, anche a Taiwan, ma che probabilmente l’Italia non vedrà—informazione da verificare perché è nella programmazione di molti multisala – . Perché? Colpa della Chiesa, ovviamente. No, non è così. Il film non sarebbe stato comprato dai produttori per l’alto costo dei diritti e per la preoccupazione di un flop degli incassi(come il precedente”Mare dentro”). La signora Amabile scrive nel suo articolo: ”I produttori l’hanno guardato con attenzione al Festival di Cannes a maggio, quando era stato presentato fuori concorso. Poi una lunga pausa di riflessione. Così lunga e così silenziosa da aver fatto pensare a molti a qualcosa di più di una semplice valutazione dal sapore economico-aziendale. ” Questo qualcosa di più sarebbe sottinteso, ma la giornalista fa capire che sarebbe stata la Chiesa ad attuare questa restrizione. La Chiesa però non vuole togliere questa libertà come ci testimoniano le uscite in Italia di film anticattolici come “IL codice da vinci” e “Angeli e demoni”. Dice Flavia nel suo articolo: “Il film racconta la storia di Ipazia, (Rachel Weisz, l’attrice inglese Oscar per The Constant Gardener), in una Alessandria d’Egitto del IV secolo d.C., provincia remota di un Impero Romano in disfacimento, dove si scontrano tre gruppi religiosi. Cristiani, ebrei e seguaci del culto pagano di Serapide si massacrano a colpi di pietre e coltelli. A nulla vale la giovane saggezza di questa donna filosofa, matematica, astronoma, che vorrebbe fermarli. Cristiani cattivissimi, giudei sanguinari, pagani studenti di astronomia trasformati in soldati, si rivoltano l’uno contro l’altro mentre i romani stanno a guardare. «Le similitudini tra quei tempi lontani e oggi sono molte», aveva ammesso Amenabar alla presentazione a Cannes. «Questo film non è certo contro una o l’altra delle religioni ma contro ogni eccesso, ogni fondamentalismo e ortodossia». E però i cristiani non ci fanno una gran figura: alla religione di Cristo appartengono i parabolani, i monaci che con una mano danno da mangiare ai poveri e con l’altra scatenano massacri.”

Tutti dopo aver sentito queste cose, pur cattolici convinti e praticanti, si scandalizzano di loro stessi e delle loro origini perché appartenenti alla “setta” che ha ammazzato Ipazia tramite uno dei più grandi Santi della storia, il vescovo Cirillo (patrono d’Europa).

La Chiesa però non accetta ciò e non risponde a queste provocazioni, se no la situazione si aggraverebbe.

Quindi il consiglio che ci sentiremmo di dare è di non rimanere impassibili a ciò che ci accade, ma di andare a fondo e verificare ciò che ci viene detto da fonti non completamente attendibili.

Abbiamo però bisogno di una dimostrazione per cui affermiamo che ciò è falso.

La morte di Ipazia

La morte di Ipazia è riportata da tre personaggi diversi in altrettante versioni. Il film Agorà da credito a solo una di queste versioni ( quella di Isidoro di Damascio), affermandola come verità assoluta. La verità è che, ad oggi, non si può affermare quale delle tre varianti si avvicini meglio alla realtà; l’ unica cosa certa è che il regista Alejandro Amenabar, per ottenere il suo scopo: la diffamazione della chiesa ha usato la versione che gli faceva più comodo, senza accennare e avvertire chi guarda il film che la realtà storica potrebbe essere ben diversa.

Vita di Ipazia – Dalla Vita di Isidoro di Damascio, riprodotta nel Suda

Isidoro, nato a Damasco intorno al 480 e morto intorno al 550. Pagano, fu un filosofo neoplatonico e ultimo direttore dell’accademia di Atene. […]Così accadde che un giorno Cirillo, vescovo della setta di opposizione (il cristianesimo), passò presso la casa di Ipazia, e vide una grande folla di persone e di cavalli di fronte alla sua porta. Alcuni stavano arrivando, alcuni partendo, ed altri sostavano. Quando lui chiese perché c’era là una tale folla ed il motivo di tutto il clamore, gli fu detto dai seguaci della donna che era la casa di Ipazia il filosofo e che lei stava per salutarli. Quando Cirillo seppe questo fu così colpito dalla invidia che cominciò immediatamente a progettare il suo assassinio e la forma più atroce di assassinio che potesse immaginare. Quando Ipazia uscì dalla sua casa, secondo il suo costume, una folla di uomini spietati e feroci che non temono né la punizione divina né la vendetta umana la attaccò e la tagliò a pezzi, commettendo così un atto oltraggioso e disonorevole contro il loro paese d’origine. L’Imperatore si adirò, e l’avrebbe vendicata se non fosse stato subornato da Aedesius. Così l’Imperatore ritirò la punizione sopra la sua testa e la sua famiglia tramite i suoi discendenti pagò il prezzo. La memoria di questi eventi ancora è vivida fra gli alessandrini.”

Vita di Ipazia – Dalla Historia Ecclesiastica di Socrate Scolastico Socrate Scolastico (380-450)

Di religione cristiana e di professione avvocato afferma che queste violenze sono molto lontane dallo spirito del cristianesimo. […] Ipazia aveva avuto frequenti incontri con Oreste. Questo fatto fu interpretato calunniosamente dal popolino cristiano che pensò fosse lei ad impedire ad Oreste di riconciliarsi con il vescovo. Alcuni di loro, perciò, spinti da uno zelo fiero e bigotto, sotto la guida di un lettore chiamato Pietro, le tesero un’imboscata mentre ritornava a casa. La trassero fuori dalla sua carrozza e la portarono nella chiesa chiamata Caesareum , dove la spogliarono completamente e poi l’assassinarono con delle tegole. Dopo avere fatto il suo corpo a pezzi, portarono i lembi strappati in un luogo chiamato Cinaron, e là li bruciarono. Questo affare non portò il minimo obbrobrio a Cirillo, e neanche alla chiesa di Alessandria. E certamente nulla può essere più lontano dallo spirito del cristianesimo che permettere massacri, violenze, ed azioni di quel genere. Questo accadde nel mese di marzo durante la quaresima, nel quarto anno dell’episcopato di Cirillo, sotto il decimo consolato di Onorio ed il sesto di Teodosio.”

Vita di Ipazia – Dalla Cronaca di Giovanni, vescovo cristiano di Nikiu

[…]Quando i cristiani vennero avanti, gli ebrei sorsero e perfidamente massacrarono i cristiani e versarono il sangue di molti, sebbene fossero senza alcuna colpa. Al mattino, quando i cristiani sopravvissuti sentirono del malvagio atto compiuto dagli ebrei contro di loro, si recarono dal patriarca. Ed i cristiani si chiamarono a raccolta tutti insieme. Marciarono in collera verso le sinagoghe degli ebrei e ne presero possesso, le purificarono e le convertirono in chiese. Una di esse venne dedicata a S. Giorgio.Espulsero gli assassini ebrei dalla città. Saccheggiarono tutte le loro proprietà e li derubarono completamente. Il prefetto Oreste non fu in grado di portare loro alcun aiuto. Poi una moltitudine di credenti in Dio si radunò sotto la guida di Pietro il magistrato, un credente in Gesù Cristo perfetto sotto tutti gli aspetti, e si misero alla ricerca della donna pagana che aveva ingannato le persone della città ed il prefetto con i suoi incantesimi. Quando trovarono il luogo dove era, si diressero verso di lei e la trovarono seduta su un’alta sedia. Avendola fatta scendere, la trascinarono e la portarono nella grande chiesa chiamata Caesarion. Questo accadde nei giorni del digiuno. Poi le lacerarono i vestiti e la trascinarono attraverso le strade della città finché lei morì. E la portarono in un luogo chiamato Cinaron, e bruciarono il suo corpo. E tutte le persone circondarono il patriarca Cirillo e lo chiamarono ‘il nuovo Teofilo’ perché aveva distrutto gli ultimi resti dell’idolatria nella città”.

Ricordiamo che Socrate visse proprio nel periodo in cui Ipazia venne uccisa. La sua è quindi la versione scritta nel periodo storico più prossimo alla morte di Ipazia; rispetto a Isidoro nato sessantacinque anni dopo il fatto.

Paleari Giovanni, Riva Francesco, Vaghi Alessandro, Valentina Quaini

dal sito http://leveritanascoste.wordpress.com/

domenica 11 aprile 2010

Se il Papa deve essere per forza colpevole…

Cogitoetvolo è un sito laico. Non rientra nelle nostre finalità parlare di cose di chiesa, di religione, di fede, se non riguardano direttamente l'esercizio della ragione (cogito) e della libertà (volo) dei nostri lettori.

Per questo non abbiamo mai pubblicato nulla che riguardasse i continui attacchi che il Papa e la Chiesa cattolica stanno subendo ormai da molti mesi su tanti fronti.

Ma oggi non possiamo tacere. Non posso tacere, perchè mi assumo personalmente la responsabilità di questo articolo. Non posso tacere perchè io amo la verità. E anche chi frequenta questo sito ama la verità.

Per questo ieri sera, quando ho aperto il sito di un noto quotidiano nazionale, sono rimasto letteralmente sconcertato dal leggere in prima pagina, a caratteri cubitali, quello che prima o poi sarebbe avvenuto: riuscire ad incastrare il Papa, che nel 1985, quando era a capo della Congregazione per la dottrina della fede, in Vaticano, coprì l'operato di un prete pedofilo negli Stati Uniti: Il Santo Padre salvò un prete pedofilo, titola ancora oggi quel quotidiano...

Sono rimasto sconcertato. Schifato. Deluso. Non dal Papa che continua a mostrare una serenità ed una eleganza nel gestire queste vicende che probabilmente ha l'effetto di aizzare ancora di più i suoi nemici, che non riescono a scalfirlo minimamente...

Sono rimasto sconcertato perchè io amo la verità e mi sono trovato di fronte all'ennesima vigliaccata di chi ha deciso ormai da tempo di combattere una guerra senza precedenti contro la Chiesa e questo Papa. Ero sicuro che fosse l'ennesima falsità confezionata ad arte. E stamattina ne ho avuto la conferma, quando ho letto come sono andate realmente le cose.

Eccovi l'articolo che ho letto, scritto da un esperto giornalista italiano, Andrea Tornielli:

Cari amici, ieri l’Associated Press ha rilanciato una lettera firmata nel 1985 dall’allora cardinale Ratzinger nella quale si consigliava prudenza sulla riduzione allo stato laicale chiesta da un prete pedofilo americano trentottenne che sarà effettivamente dimesso due anni dopo, al compimento dei 40 anni. Come già accaduto nei giorni scorsi, la lettera è stata presentata come un caso di “copertura” da parte del futuro Papa di un prete pedofilo.

Le cose non stanno così, e nel giro di qualche ora si è potuto verificare il contesto, ricordando che:

  1. all’epoca la Congregazione per la dottrina della fede non era competente sui casi di pedofilia e nella lettera si parla soltanto della dimissione dallo stato clericale, non del procedimento;
  2. la dimissione dallo stato clericale non si decideva prima del quarantesimo anno d’età;
  3. la richiesta era stata presentata dallo stesso sacerdote coinvolto;
  4. Ratzinger ha solo chiesto di approfondire il caso e due anni dopo la dimissione dallo stato clericale è arrivata;
  5. non c’è stata alcuna copertura del colpevole.

La cosa che più mi stupisce non è il fatto che queste lettere (chissà quante ne avrà firmate Ratzinger durante i 23 anni trascorsi ai vertici dell’ex Sant’Uffizio) vengano pubblicate, quanto il fatto che le si lanci e rilanci senza prima verificare i contesti e le procedure, senza cioè approfondire le circostanze per permettere a chi legge di farsi un’idea. Il che sarebbe esattamente il compito del giornalista. Chi scrive ha commesso molti errori in anni di professione, non mi sento assolutamente in grado di dare lezioni o consigli a nessuno. Però mi sembra, da lettore, di essere di fronte a un pregiudizio ormai stabilito - il Papa-deve-essere-colpevole (magari perché tentano di trascinarlo in tribunale) - e con questa lente pregiudiziale si cercano appigli, testimonianze, documenti. Che vengono sbattuti in prima pagina senza verificare il caso e spiegarne le circostanze.

Ma i fatti restano fatti. E chiunque si sia occupato un po’ di Vaticano sa bene che Joseph Ratzinger su queste vicende - gli abusi sui minori - era considerato poco garantista e più di qualcuno storceva il naso anche in Vaticano per la decisione con cui affrontava questi casi. Mi sembra poi del tutto evidente che vi sia un accanimento concertato che punta a delegittimare l’autorità morale della Chiesa, del Papa, per depotenziarne il messaggio.



Mi sembra doveroso precisare che non è mia intenzione minimizzare il problema della pedofilia, che purtroppo esiste anche in alcuni sacerdoti cattolici. Pochissimi, per la verità, ma questo non importa: anche se fosse uno solo questo basterebbe per restarne sconcertati. L'intenzione di questo articolo è quella di smascherare, se mai ce ne fosse bisogno, il vergognoso attacco che offende la verità prima ancora che il Papa e la Chiesa tutta.

Le mie considerazioni terminano qui. Ognuno tragga le sue conclusioni. Aggiungo solo, prima di finire, che ricordo che l'elezione a Pontefice del cardinale Ratzinger fu presentata da molti quotidiani - gli stessi che oggi lo attaccano - come l'avvento al governo della Chiesa cattolica di una persona assolutamente intransigente, rigida, ferrea, quasi un inquisitore... Gli stessi che oggi lo accusano di fantomatiche "coperture" e di un lassismo che è l'esatto opposto di quello di cui lo accusavano prima...

Basterebbe questa considerazione per far emergere molti dubbi su come stanno realmente le cose.

*********

INTEGRAZIONE ALL'ARTICOLO (sabato 10 aprile, ore 21,00)

Dopo aver letto il commento di Palantir, ritengo utile riportare il testo in latino della lettera di risposta dell'allora Cardinale Ratzinger:

Dal testo (oltre che dal contesto) bisogna partire per giudicare il fatto.

di Saverio Sgroi

giovedì 1 aprile 2010

Ciao Don Vito


Grazie Signore per avermi donato Don Vito...
Un grande uomo, sacerdote ed educatore esemplare che, insieme ai miei genitori, mi ha insegnato ad amare e ad amarti, conducendomi sui passi della fede e della saggezza, virtù che lo contraddistingueva...
Sei stato un profeta e testimone dell'amore di Dio per gli uomini, insegnandomi tanto, accompagnandomi come un vero pastore.
E' incredibile e tremendamente doloroso pensare che ci hai lasciati... Il Signore, che tanto amavi, ha scelto un giorno significativo per prenderti con sé... ciao e grazie per quello che sei stato per me: un grande dono... mi mancherà il tuo affetto paterno e il conforto dei tuoi consigli... ma sono certo che ci ritroveremo un giorno e che da dove ti trovi adesso continuerai ad aiutarci e a volerci bene. Non ho più parole per esprimere la tristezza che attanaglia il mio cuore in queste ore, ma la certezza della Pasqua di Gesù Cristo, ormai prossima, mi dona pace, quella pace che spiritualmente, ora, caro don Vito, posso condividere con te... in attesa di quella Resurrezione in cui mi hai aiutato, mi aiuti e mi aiuterai a credere!

Ciao Don Vito...

Con affetto filiale

Emanuele